Marocco - riflessienatura

Vai ai contenuti

MAROCCO TOUR 8 GIORNI
26 Dicembre 2012 - 02 Gennaio 2013

Non c’è due senza tre e per la terza volta nello stesso anno mettiamo piede in Marocco. Un giro che parte da Meknès , raggiunge le dune di Merzouga e scavalcando la catena dell’Atlas arriva a Marrakech.

AS SALAAM ALEYKUM

Quest’anno la mia destinazione è stata scelta all’ultimo minuto, di solito il viaggio di Natale ci permette di passare tutte le feste immersi in una nuova avventura, questa volta dopo varie scelte che non è stato possibile rispettare abbiamo scelto il Marocco, un tour di soli 8 giorni, in un paese in cui siamo stati per ben due volte, nel 2012.
La partenza con l’aereo è comoda da Bologna, arriviamo a Casablanca in poco più di tre ore, dove ci attende un mezzo con autista che ci accompagnerà fra città imperiali e deserto.
Partiamo subito per Meknès, dove arriviamo dopo più di tre ore di strada ormai in nottata. Ci accoglie il Ryad Bahia, nella Medina deserta, che ci ha gentilmente aspettato per la cena. Il ryad è veramente molto curato, in puro stile marocchino, offre camere confortevoli e diversi punti in comune in cui rilassarsi. La cena è ottima con zuppa harira, a base di ceci, e una tajine di kefta con l’uovo e pomodoro, molte gustose e sceniche. E’ tardi e andiamo a riposare.

IN GIRO PER MEKNES

La mattina ci aspetta un giro nella Medina di Meknès, la guida ci fa fare un bel giro attraverso souq e punti di principale interesse.
Apprendiamo alcune notizie interessanti su questa città imperiale, intima per dimensione e poco frequentata dal turismo. La popolazione è per l’80% di origine Berbera, la Medina ha la classica suddivisione in piccoli quartieri, dove non devono mancare tre punti fondamentali: la Moschea, il forno e la fontana, a cui si aggiungono altri due riferimenti importanti che sono la scuola e l’hammam. Nelle città europee il prezzo della casa dipende dalla posizione con la fermata della metro, qua dipende dalla distanza con l’hamman, in cui si recano in ore stabilite e rigorosamente separate, uomini e donne.
Visitiamo Medersa Bou Inania
pagando 10 dh a persona, dove ammiriamo il bellissimo atrio tempestato di mosaici, di intarsi fatti nel legno di cedro e in stucchi sapientemente decorati. La guida ci fa notare che le scritte riportate sui muri sono versi del corano e spesso si ripete in nome di Allah! Al piano di sopra, come per tutte le scuole coraniche, troviamo le piccole stanze dei dormitori.




Passiamo oltre per le strette viuzze dove è quasi impossibile orientarsi e trovare la direzione precisa se non si è cresciuti nel luogo. Qua il navigatore sarebbe un peso inutile. La seconda visita è a “Les greniers de Moulay  Ismail”, sempre con 10 dh a testa, il vecchio deposito del grano, che grazie ad una costruzione particolare delle mura faceva sì che la temperatura rimanesse costante sui 14 gradi per non far subire sbalzi e far fermentare il cereale rendendolo inutile. Sul retro del granaio un interessante intreccio di archi e pilastri dove erano alloggiate le scuderie del re con circa 12000 cavalli.  La dimora è stata usata fra l’altro per le riprese di famosi film, fra cui “Il nome della rosa” e “L’ultima tentazione di Cristo”. Il Marocco scopriremo che è un set cinematografico molto ambito e usato.




Ultima tappa la visita al mausoleo di Moulay Ismail, gratuita, ci permette di accedere alla Moschea, una delle pochissime visitabili in Marocco, in quanto la tomba dell’imperatore considerato fra i più importanti della storia marocchina, è oltre la sala della preghiera. Ci togliamo le scarpe ed accediamo anche noi in rispettoso silenzio. Prima di ripartire visita ad un bel negozio di tappeti, dove al terzo viaggio in Marocco, finalmente acquisto due tappeti di fattura berbera da riportare a casa, chiamati in lingua locale Kilim. Questo complicato intarsio viene fatto a mano dalle donne berbere, prima la base poi a mano ricamano sopra rari e affascinanti intrecci eseguiti sapientemente grazie a tradizioni tramandate di generazione in generazione.
La nostra visita fugace a Meknès si conclude per partire alla volta delle rovine romane di Volubilis
, circa 20 km a nord della città imperiale. Nel frattempo la temperatura si è fatta molto piacevole, il cielo non ha mai smesso di essere di un blu intenso e sulle rovine fa un bel contrasto. Delle cicogne, molto comuni in Marocco, hanno fatto il nido su di una colonna. Ma attenzione a fotografarle; pare che una leggenda locale narri che immortalando il bianco pennuto presto arriverà un bambino in famiglia.




Per il pranzo ci fermiamo a pochi km da Volubilis, dove ci scegliamo un piatto tipico, tajina di verdure e arrosticini. Il nostro mezzo ci attende e la nuova destinazione è Fès, la terza città del Marocco come dimensione e la prima delle antiche città imperiali.

FES, ORGOGLIO MAROCCHINO

Arrivati prima della cena ci buttiamo in mezzo ai souq con le luci della sera. Come è usuale in Marocco subito si offrono delle guide improvvisate con promettenti tour della Medina, se ne trovano ovunque, basta declinare l’offerta con cortesia. Evitate di seguire guide non ufficiali, con un minimo di attenzione i souq si visitano in maniera autonoma, basta non dirigersi verso vicoli sempre più stretti e qual’ora si perde la strada seguiamo il flusso di gente che va  verso l’uscita o chiediamo la direzione della piazza principale ad una donna, che cortesemente fornirà indicazioni corrette. Questa regola vale per tutte le medine, anche nelle altre città. E poi se avete tempo, il bello inizia proprio quando vi renderete conto di esservi persi, fidatevi.
Per la cena optiamo per un ristorante suggerito dalla guida cartacea il “Restaurant Marrakech”, nella zona ville nouvelle, mangiamo un bel piatto di cous cous royal, con verdure e carne, acqua e tè marocchino finale, servito con estrema maestria, con tipico getto dall’alto della teiera che centra perfettamente i piccoli e bicchierini di vetro trasparenti, colorati o intarsiati. Molto ospitali e allegri i proprietari e il locale ha l’aspetto confortevole. Buona la qualità e la quantità delle portate. Anche a Fès abbiamo optato per visitare la città con una guida ufficiale. Sayd parla un ottimo italiano, mentre noi cerchiamo di imparare qualche difficile termine arabo, con poco successo, ma con tanta allegria e fantasia. E’ venerdì il giorno della settimana riservato alla preghiera e molti negozi nei souq sono chiusi o chiuderanno dopo le ore 13.
I musulmani pregano 5 volte al giorno, all’alba, alle ore 12 circa, alle 3 di pomeriggio, al tramonto e circa 1 ora dopo il tramonto, le due preghiere principali sono quelle che combaciano con il sorgere e con il calare del sole. Il venerdì dedicano un’ora all’ascolto dell’Imam, guida spirituale, che nella moschea distribuisce consigli e dottrine sull’Islam. Per diventare musulmano occorre apprendere le dottrine e saper recitare in arabo una formula contenente versi del corano, dopo di che viene rilasciato un “certificato” che accerti la tua fede, sempre e solo se “Insha'Allah” (se Allah vuole).
Fés è famosa per le stoffe, per le concerie e per le ceramiche
. La produzione delle prime due è ancora all’interno dei 17 km di mura che circondano la Medina, mentre le fornaci sono state spostate all’esterno perché i forni, dove viene usato olio di scarto di oliva come combustibile, emettono grosse colonne di fumo nero, che invadevano i vicoli.
La prima delle nostre visite è ad una fabbrica di tessuti ricavata all’interno di un vecchio caravan serraglio, dove producono belle stoffe in seta di agave, cotone e lana. Facciamo i nostri acquisti e poi andiamo ad osservare le concerie Chaouwara
, mestiere che va avanti ancora oggi con le tradizioni che si basano sui quelle dei tempi medioevali. Li osserviamo accedendo alla terrazza di un negozio dove vengono venduti articoli più o meno tipici in pelle. Attenzione alla qualità della pelle, meno è di qualità e più emette cattivo odore, in quanto la concia viene fatta con escrementi di piccione e urina di mucca. L’odore della conceria è pungente e viene fornita della menta fresca da odorare. Proseguiamo passeggiando fra i tipici vicoli e passiamo di fronte all’università forse più antica del mondo, la Karaouiyi-ne, dove è stato inventato il numero zero e dove sono passati i numeri arabi, proventi dall’India, che poi grazie a Fibonacci sono approdati anche in Europa.




Concludiamo nel souq alimentare pieno di donne che fanno i loro acquisti come ogni giorno. Noi prendiamo del pane appena sfornato, olive e frutta fresca per un pranzo al sacco.
Nel primo pomeriggio ripartiamo con destinazione gole di Ziz. Sulla strada ci fermiamo per una fugace visita ad Ifrane, dove sembra di essere proiettati in una piccola città Svizzera e un po’ di neve ghiacciata ai bordi strada rende tutto più reale. Ne approfittiamo per un caffè espresso, niente male.  Ripartiamo e dopo una fugace visita al villaggio Berbero di Midelt, nel quale arriviamo per l’ora dell’uscita dalla preghiera riservata alle donne dalla Moschea e dove siamo costretti ad una sosta forzata causa rottura della cinghia del nostro mezzo.
Il nostro autista Mohammed si dimostra anche un provetto meccanico e dopo aver provato delle cinghie di varie lunghezze con un po’ di aiuto e tanta fortuna riesce a trovare e rimettere quella giusta. Sono quasi le 8 di sera quando ripartiamo. La strada non è breve e sia noi che l’autista sentiamo la stanchezza. Il nostro Mohammed è davvero un grande e arriviamo al nostro alloggio il Jurrasique, senza problemi, in mezzo alla valle Ziz, dove dei volti con lineamenti più algerini che marocchini ci accolgono per una cena di mezzanotte con riso e verdure, purtroppo freddissime, e del pollo, questa volta caldo, dal color giallo dato dalla curcuma. La notte nonostante i sacchi a pelo è veramente fredda fra le 4 mura di pietra senza riscaldamento.

DALLE GOLE DI ZIZ AL SAHARA MAROCCHINO

La giornata che segue una guida locale ci accompagna per le gole di Ziz, che significa gazzella, dove prendiamo la vecchia strada ancora asfaltata per visitare la Kasbah di Amjuie
, abbandonata nel 1965 a causa dell’inondazione del fiume Ziz, che dà il nome alla valle. Catastrofe naturale che ha contribuito a dare il via alla costruzione della diga.
Scopro che esistono due tipi di Kasbah, quelle comuni dove vivono più famiglie e le kasbah statali dove vive una sola famiglia molto ricca. Questa tipologia di abitazione è una specie di castello fortificato con mura di cinta a protezione della città. All’interno troviamo tutto il necessario alla vita; dal pozzo, dove si prende l’acqua per le abluzioni prima della preghiera, alla sala del tribunale, al luogo per gli animali. Il suo stato abbandonato le regala un aria magica e suggestiva di tempi antichi.




Ripartiamo abbandonando le gole di Ziz e nel tragitto passiamo per Erracidhia, una città di 100.000 abitanti per lo più militari e poco dopo ci fermiamo per scattare qualche foto alla “Source bleue de Meske”, tappa che potevamo evitare se non altro con il clima invernale. In estate potrebbe essere un buon punto di ristoro per un tuffo nella sorgente naturale per rinfrescare corpo e spirito, ma al momento una perdita di tempo, da dedicare a tappe migliori.
Da quella diroccata passiamo alla Kasbah abitata di Mahadid dove visitiamo una casa tipica lasciando una piccola mancia. La casa è formata da una stanza con un pozzo centrale, sul retro le stanze per dormire quando il clima è più rigido, sempre al piano terra troviamo gli animali, l’immancabile mulo, qualche agnello e delle galline e al piano sopra una terrazza e le stanze private. Il proprietario ci mostra orgoglioso un suo ritratto fatto a carboncino, di quando aveva 17 anni e ci racconta di come in questo luogo sono state girate le scene del film “Marrakech Express” e lui c’era.
Poco dopo facciamo sosta per il pranzo mangiando la pizza berbera, in lingua originale chiamata Midfuna. Una pietanza molto particolare che raramente si trova nei ristoranti, è una specie di focaccia ripiena con pane di semola di grano duro ed all’interno un mix tritato molto fine di manzo, cipolle, coriandolo e soprattutto 44 spezie diverse! Una delizia cotta nel forno a legna.




La nostra direzione e meta adesso è raggiungere le dune di Merzouga prima del tramonto, dove ci attendono i dromedari che ci porteranno al nostro alloggio berbero per la notte nelle tende in mezzo al deserto del Sahara marocchino.
Monto in groppa al dromedario per la prima volta e la sensazione è divertente, iniziamo ad ondeggiare dall’alto sulle dune del deserto, siamo 4 in fila si monta a ritroso dall’ultimo che si alza per primo, nel momento che il primo della carovana si alza si inizia a camminare, un tuareg marocchino tiene per la corda dando la direzione e ci porta sulle dune di Merzouga verso le tende berbere. Delle bellissime ombre di noi sul dromedario si allungano sulla sabbia rosa. Nel tragitto ci fermiamo per una pausa ammirando il tramonto da una duna più alta raggiunta a piedi, la sabbia del deserto è piacevole sotto i piedi.




In circa 1 ora arriviamo alle tende berbere dove ci sistemiamo in camerate da 5 letti, il sole è calato, il cielo si tinge di blu scuro e la temperatura inizia a calare. Scattiamo foto e facciamo giri di shottini mentre aspettiamo la cena, che è a base di riso, verdure e pollo alla curcuma che lo rende color giallo zafferano, ma senza dargli il sapore pungente della spezia rossa.
Dopo cena cantiamo e balliamo sotto le stelle al ritmo di bonghi suonati dai nostri accompagnatori nomadi berberi. Come in un grande sabbah giriamo intorno alle fiamme seguendo il ritmo, le dune rosa e le stelle sono gli unici spettatori, oltre ai dromedari che riposano poco lontani.
La notte è fredda, la temperatura scende sotto lo zero e dormiamo ben vestiti dentro ai sacchi a pelo e sotto le coperte fornite dagli alloggi. Puntiamo la sveglia per assistere l’alba, suggestiva, bellissima e freddissima.
Ripartiamo e questa volta i dromedari vengono caricati solo dei nostri zaini mentre noi tutti decidiamo per un ritorno a piedi fra la sabbia delle dune, in un’oretta copriamo a ritroso ii 3 km fatti il giorno prima. Sulla sabbia impronte di topi del deserto e di fen, gatti selvatici che sono usciti per il loro giro notturno. Non ci sono scorpioni che si vedono spesso in estate, in questo periodo di clima rigido, la notte si scende spesso sotto lo zero.
Arrivati all’alloggio dove avevamo lasciato i bagagli pesanti, dopo una doccia e una colazione ripartiamo con i nostri mezzi per lasciare le dune. La prossima notte ci attende nelle Gole di Dades che raggiungiamo in serata.
Ricarichiamo la guida del giorno precedente che ci accompagna della visita al laboratorio della lavorazione dei fossili, di cui è ricca la zona e poi da Erfoud ripartiamo per vedere Tinerir, piccolo paesino dove approfittiamo anche per pranzare.

ATTRAVERSO GOLE E ATLAS FINO ALLA CITTA’ MAGICA

La destinazione più interessante sono le gole di Todra, scavate da un fiume, hanno una conformazione granitica rossastra e imponente, percorriamo a piedi un tratto di strada asfaltata in circa 40 minuti. La zona è molto famosa per le arrampicate sulla roccia.




Due ore ci separano dal nostro alloggio “Le ville di Dades” proprio in mezzo alle gole. La cena è compresa, ma è veramente una delle più scarse, oltre al fatto che usciamo dalla sala da pranzo con un odore addosso come se fossimo stati in cucina. Compensa la cena la vista della nostra stanza al secondo piano che affaccia su una parete rossa che si tinge di sole all’alba.
Le gole di Dades, sono simili a quelle di Todra, sempre molto belle, ma da visitare con più tempo in quanto ci sono interessanti percorsi a piedi da fare di qualche ora. Noi oggi non abbiamo molto tempo da investire perché in serata dobbiamo arrivare a Marrakech per la cena. Oggi è il 31, l’ultimo giorno dell’anno.
Fra una sosta e l’altra siamo finalmente nella città magica alle 19.00, il nostro ryad, si trova in Riads Zuiton, via che conosciamo molto bene. L’alloggio non è proprio del tutto in stile tipico, ma non malissimo, soprattutto per la posizione, usciti a sinistra in 10 minuti siamo nella Djema El-fna.
Noi ci tuffiamo subito nella bellissima e caotica città imperiale dove decidiamo di fare la cena di fine anno al Tanjia, di cui avevamo già provato la qualità ottima del cibo. I “the best restaurants of Morocco” per il 31 optano tutti per la cena a menù fisso, prezzi medio-alti per il paese, ma è tutto davvero strepitoso: antipasti vari di verdure accompagnati da champagne, pastille di pollo cotta alla perfezione, agnello al forno con verdure e cous cous cotto con il metodo classico, ben sgranato è gonfio, infine il dessert con crema di ricotta ai fiori di arancio e pasta phillo. Il tutto in un locale suggestivo, contornato da musicisti e ballerine di danza del ventre. Il loro movimento di bacino ipnotizza indipendentemente dal sesso a cui appartieni.
Veramente tutto ottimo, ci alziamo in tempo per correre in piazza e fare il conto alla rovescia della mezzanotte, chiaramente solo per noi viaggiatori, in quanto i locali non festeggiano la fine dell’anno secondo il calendario cristiano, anche se la piazza è come al solito piena di gente e piacevolmente rumorosa.
Tocchiamo il letto per riposare prima delle 1 di notte e la sveglia è con calma la mattina dopo: missione shopping nei souq e hammam. Il nostro Bains de Marrakech è full per cui ripieghiamo per un hamman semplice e una maschera di argilla al Sultana, che oltre che spa è anche hotel. Il paragone con i trattamenti, anche di alto livello italiano, non è possibile né per il prezzo né per l’ambiente ed il servizio, ma rispetto al nostro solito posto per massaggi il paragone non regge, per cui se vi capita di passare da Marrakech vi consiglio senza ombra di dubbio di provare il “Bains de Marrakech” oppure fare l’hammam pubblico che si trova in Riads Zuiton.
Avuta la nostra ora e mezzo di relax, ci godiamo il sole caldo del Marocco, che finalmente oltre a splendere scalda anche in maniera piacevole. Ci perdiamo per le viuzze parlando con l locali e mangiando ai loro tavoli, acquistiamo un bel vassoio con zuccheriera che va a completare il nostro servizio da tè che avevamo già acquistato nei viaggi precedenti. Faccio scorta di spezie, che qua sono ottime, e non può mancare l’acquisto dell’olio di argan tipico di queste zone, un olio naturale dalle svariate proprietà sia cosmetiche che culinarie. Non mancate di acquistarlo il prezzo è veramente conveniente.
La serata e anche il viaggio non si poteva che concludere con la panoramica della piazza dal “Cafè du grand Balcon”, impagabile la vista sul minareto della Koutoubia e su tutte le bancarelle della Djema El-fna
. Non potete non vedere almeno una volta il tramonto da questa angolazione, oltre ad essere un ottimo punto per scattare foto ai passanti muniti di un teleobiettivo.



Dopo aver mangiato gli spiedini grigliati ad una bancarella è giunto il momento di concludere questo viaggio che ci riserve un piccolo momento di adrenalina. Mentre carichiamo le valigie sul nostro mezzo intorno a noi scoppia un piccolo caos, il nostro autista, Mohammed, si agita preoccupatissimo dicendo di salire sul pulmino velocemente (yalla, yalla!!!). Intorno a noi una manifestazione che sta degenerando in tafferuglio, accorrono numerosi membri delle forze dell’ordine e anche la gente del posto inizia ad accelerare nel panico, volano sassi e molotov artigianali. La prontezza di Mohammed ci porta velocemente fuori dal caos e prendiamo la strada in direzione Casablanca che per questa volta è stata solo una città di arrivo e di partenza.

WA ALAYKUM SALAAM

Si conclude così il nostro mini tour marocchino. Un paese che ci riserva sempre tante belle sorprese, ricco di storia, colorato, bellissimi paesaggi naturalistici, gente allegra e profumato di spezie. Dal mare al deserto, dalle catene montuose alle bellissime città imperiale.
Torneremo di nuovo, sicuramente.



Vai alla Gallery


Torna ai contenuti